Oggi siamo abituati ad associare l’isola di Ceylon (ora Sri Lanka) con la produzione del tè. Ma pochi di noi sanno nel 1870 tale isola era la principale produttrice di caffè nel mondo.
Andiamo indietro nel tempo per capire come un fungo patogeno abbia potuto modificare completamente l’economia di un paese e influire sui consumi di caffè e tè nel mondo.
Il caffè è una coltura tropicale, originaria dell’Etiopia. Furono però gli arabi ad utilizzarne per primi i semi per preparare una nuova bevanda che ebbe grande successo e si diffuse in tutto il mondo; il nome scientifico della pianta del caffè, Coffea arabica, in effetti ne giustifica il luogo in cui ebbe origine la produzione di caffè.
Il caffè occupa le primissime posizioni (secondo solo al petrolio) nell’economia mondiale. Per secoli il caffè è stato importato in Europa, rappresentando entrate notevoli per i paesi europei con colonie nei paesi tropicali. In seguito, mano a mano che le colonie diventavano indipendenti, il caffè ha assunto una notevole importanza nel loro sviluppo economico. I primi luoghi di consumo di caffè, le cosiddette botteghe del caffè, corrispondenti ai nostri attuali bar, risalgono al 1500 e sorsero in Arabia, Egitto e Turchia. Nel 1600 il caffè era una bevanda molto popolare in Europa. Del resto a quei tempi si poteva bere l’acqua solo se bollita e quindi caffè e te erano consumati abbondantemente. Il te era più popolare perché meno costoso, mentre il caffè era considerato una bevanda più aristocratica.
Gli olandesi erano, in Europa, i primi importatori di caffè, di cui si approvvigionavano nelle loro colonie a Ceylon, Giava e Sumatra.
Ai tempi di Napoleone gli olandesi dovettero cedere agli inglesi buona parte delle loro colonie e nel 1825 gli inglesi incominciarono a sviluppare a Ceylon le loro coltivazioni di caffè. A quell’epoca ogni appezzamento di terreno venne destinato alla produzione di caffè e migliaia di indiani giunsero a Ceylon come manodopera.
Ma nel 1870 un pericolosissimo patogeno, Hemileia vastatrix, agente della ruggine, raggiunse l’isola. Per dare l’idea dell’impatto economico della comparsa improvvisa di questa malattia basti pensare che la produzione di caffè precipitò da 45 milioni di kg nel 1870 a 2,5 milioni nel 1889. Nel giro di poco meno di vent’anni, la gran parte delle coltivazioni di caffè fu distrutta e, praticamente, la coltivazione di caffè a Ceylon cessò.
to be continued…
Tratto da Spore (2014) di Maria Lodovica Gullino. Daniela Piazza Editore