Prima Parte

IL CANCRO DEL CIPRESSO

Per capire l’importanza del cipresso nel paesaggio, senza andare tanto lontano, basta pensare al paesaggio toscano: questa specie sempre presente nei dipinti dei nostri pittori rinascimentali, usata per decorare i parchi e giardini, e citata da Giosuè Carducci “i cipressi che a Bolgheri alti e schietti…”.   Al cipresso come simbolo di morte ci riporta l’incipit dei Sepolcri, di Ugo Foscolo:

All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne,

confortate di pianto è forse il sonno

della morte men duro?

Il cancro del cipresso era stata segnalato per la prima volta negli Stati Uniti, in California, nel 1928; qualche anno più tardi, nel 1933 in Nuova Zelanda e nel 1944 in Francia. In Italia arrivò nel 1951, attaccando giovani esemplari di cipresso nel parco delle Cascine a Firenze.

Si ritiene che il patogeno agente della malattia (Coryneum cardinale, ribattezzato Seiridium cardinale) sia arrivato dalla Francia, mediante l’importazione di giovani cipressi, già infetti in forma latente dal patogeno. Il cancro del cipresso si diffuse rapidamente in Toscana, in Umbria e in tutte le regioni in cui il cipresso era coltivato. Lo stesso avvenne in tutti i Paesi mediterranei.  

Gli esiti nefasti dell’azione di questo parassita del cipresso sono visibili ovunque. Come già ricordato, questa pianta, infatti, aveva un importante ruolo paesaggistico-monumentale, vivaistico e forestale. Le varietà di Cupressus sempervirens (il nostro cipresso italiano) venivano anche utilizzate nella formazione di cipressete pure o miste, cui spesso spettava il compito di valorizzare terreni con pessime caratteristiche pedologiche. 

to be continued…

Tratto da Spore (2014) di Maria Lodovica Gullino. Daniela Piazza Editore