Seconda Parte

LA FEBBRE DEI TULIPANI

La tulipanomania, nata come una moda innocua e stravagante in circoli ristretti, fu poi esasperata da speculatori che spinsero il valore del mercato dei tulipani ben al di sopra di ogni logica.  Il prezzo più alto, attendibilmente documentato, pagato per un bulbo di tulipano, nel 1637, corrisponde a 5200 fiorini

Per dare un’idea della follia raggiunta, basti citare che il guadagno annuo medio di un ricco mercante intorno al 1630 corrispondeva a 3000 fiorini e che La ronda di notte di Rembrandt fu acquistata nel 1642 per 1600 fiorini

Furono introdotti ed utilizzati primitivi contratti finanziari, che permettevano il commercio, in denaro reale, di bulbi che di fatto non esistevano, in quanto non ancora piantati. Le aspettative di rivendita a termini vantaggiosi divennero così il determinante del valore degli scambi e questo valore, senza la minima controparte reale, andava a determinare il prezzo dei fiori.

Nacque un delirio collettivo, un vero e proprio delirio sociale: tutti comperano tulipani, perché tutti gli altri vogliono comperare tulipani, perché tutti si aspettano che tutti vorranno comperare tulipani e che quindi domani potrò vendere il mio tulipano a un prezzo più alto di quello a cui l’ho acquistato oggi.

Come conseguenza, il mercato si gonfiò a dismisura fino a crollare nel febbraio del 1637, con conseguente rovina di tutti coloro i quali sulla tulipanomania avevano speculato.

Come disse Monsieur de Blanville, nel 1743 “Erano posseduti da tale furibonda passione per quei fiori ovvero, per chiamarla col suo nome, da tale pruriginosa voglia che offrivano spesso tremila corone per un tulipano che appagasse le loro fantasie: un virus che rovinò molte famiglie ricche”.

Tratto da Spore (2014) di Maria Lodovica Gullino. Daniela Piazza Editore

Foto di Filippo Beraudo di Pralormo. Si ringrazia il Castello di Pralormo.