Seconda Parte

GUERRE BIOLOGICHE

I programmi tedeschi sulle armi biologiche si occuparono, invece, della produzione su larga scala, di Phytophthora infestans, l’agente della peronospora della patata, di Magnaporthe grisea, responsabile dell’elmintosporiosi del riso, e di due agenti di ruggine, gialla (Puccinia striiformis) e nera (P. graminis) del grano.

Anche la Francia si diede da fare, producendo soprattutto Leptinotarsa decemlineata (la famosa dorifora) e Phytophthora infestans quali possibili agenti di guerra biologica  contro le coltivazioni tedesche di patata durante la seconda guerra mondiale.

Allo stesso modo in Giappone, pur riservando maggiore attenzione alle armi biologiche destinate a colpire l’uomo, si producevano e conservavano in grande quantità spore di agenti di ruggine dei cereali, considerando un loro possibile impiego sui campi di grano americani e russi.

Insomma, si potrebbe proprio dire, per ogni paese la sua guerra biologica, a seconda del nemico da combattere.  E l’Italia?  Pare proprio che, come spesso accade, noi italiani stessimo a guardare!

Ovviamente i diversi paesi con i loro programmi non solo producevano grandi quantità di armi biologiche, ma studiavano anche come veicolarle: ad esempio si propose di usare piume di tacchino ricoperte di spore di ruggine per infettare campi di cereali. 

Nel 1972 la Convenzione sulle armi biologiche e le tossine impegnò i paesi firmatari a sospendere i programmi di ricerca sulle armi biologiche.  L’ex-Unione Sovietica non interruppe il proprio che, anzi, crebbe vertiginosamente negli anni 1970-1980 e fu ufficialmente chiuso solo nel 1992 dal Presidente Boris Eltsin.

Va detto che, nonostante la presenza di numerosi programmi di ricerca sulle armi biologiche attive contro le colture agrarie in diversi paesi, fortunatamente non pare che si siano mai verificate applicazioni pratiche.

Tratto da Spore (2014) di Maria Lodovica Gullino. Daniela Piazza Editore