Seconda Parte

LA GRAFIOSI DELL'OLMO

A questa prima ondata epidemica, a cui gli olmi in parte riuscirono a sopravvivere, dopo un periodo di calma, che fece ritenere che il pericolo fosse scampato, seguì, negli anni a partire dal 1960 una seconda ondata, dovuta ad un nuovo ceppo del parassita, molto più aggressivo, che provocò danni ancora più gravi, distruggendo gli olmi rimasti. Si incolpò di questa seconda ondata di grafiosi legname di provenienza canadese che introdusse negli Stati Uniti il nuovo ceppo del patogeno.

Nei successivi 15 anni la quasi totalità degli olmi europei furono colpiti dalla grafiosi. L’impatto economico e paesaggistico, ma anche emozionale fu enorme.

Negli anni 1970 era popolare negli Stati Uniti, una cartolina che così recitava: “la nostra generazione è la prima a vedere l’uomo sulla luna e l’ultima a vedere l’olmo sulla terra!”. Anche in Italia i danni per il verde ornamentale dei parchi storici furono enormi, anche perché l’olmo era tra le piante più utilizzate per la progettazione del verde nel periodo dal 1600 al 1900.

Considerati l’importanza della specie attaccata, la gravità della malattia e l’aggressività del patogeno, si è cercato di mettere a punto dei metodi di lotta, basati sull’eliminazione delle piante malate o morte, in quanto esse possono fungere da fonte di inoculo e dei vettori, i piccoli insetti scolitidi.

Gli alberi colpiti vanno abbattuti e il legname infetto deve essere bruciato o sotterrato. Per combattere la grafiosi si è anche ricorso a trattamenti insetticidi contro gli scolitidi, e, per contrastare direttamente il fungo responsabile della malattia, si sono messi a punto dei trattamenti di “endoterapia”, vere e proprie iniezioni di fungicidi sistemici, cioè capaci di traslocare all’interno dei vasi legnosi invasi dal patogeno. Ma i risultati migliori sono stati forniti dal miglioramento genetico. Per combattere questa malattia, sia il governo olandese sia quello americano investirono notevole risorse.

Oggi, dopo decenni, sono disponibili selezioni di olmi resistenti alla malattia. Questi olmi resistenti si stanno lentamente diffondendo di nuovo negli Stati Uniti d’America in viali, parchi e giardini. In campagna e nei boschi, invece, l’olmo sembra destinato a sopravvivere solo come cespuglio.

Tratto da Spore (2014) di Maria Lodovica Gullino. Daniela Piazza Editore