Da sempre le malattie delle piante, causa di carestie, furono temute e per molto tempo esse furono considerate una vera e propria punizione divina. In un certo senso si riteneva che Dio o una qualche divinità, influendo sulle condizioni climatiche, favorisse la comparsa di devastanti epidemie.
Nel trattato Naturalis Historia Plinio il Vecchio, vissuto tra il 23 e il 79 d.C. e Ovidio vissuto tra il 43 a.c. e il 18 d.C., nel quarto libro dei Fasti, citano le celebrazioni liturgiche (le famose Rubigalia) che si tenevano a Roma durante il mese di aprile per placare le ire della dea Rubigo, personificazione della ruggine del grano.
La cerimonia, descritta molto bene da Ovidio, consisteva in una processione di persone vestite in bianco che portavano in dono alla dea, in un bosco fuori Roma, animali di colore rosso (cani, vacche, volpi) da sacrificare. L’origine di queste cerimonie religiose, praticate per più di 1700 anni, viene fatta risalire alla punizione inflitta, con la comparsa di attacchi di ruggine ai cereali, dopo che fu dato fuoco con crudeltà a una volpe. I simboli associati a queste cerimonie presentavano spesso i colori rossastro e nero, tipici delle spore di ruggine, ed erano rappresentati da vacche, volpi, cani rossi, …
Del resto in alcuni Paesi ancora oggi si celebrano processioni propiziatorie per ottenere buoni raccolti.
Tratto da Spore (2014) di Maria Lodovica Gullino. Daniela Piazza Editore