Tra le epidemie più gravi vengono ricordate quelle verificatisi in Italia nel 1789, in Russia nel 1926, in Irlanda nel 1929. Un’epidemia di ergotismo famosa fu quella che nel 1722 riuscì a bloccare l’esercito di Pietro il Grande che, per conquistare i porti turchi sul Mar Nero, si mosse verso sud con il suo esercito, che però, giunto sulle rive del Volga, perse uomini e animali che, dopo essersi nutriti con farine contaminate, morirono di ergotismo. L’ultima epidemia di ergotismo segnalata in Europa accadde in Francia nel 1951 e fu rapidamente circoscritta.
La gravità e diffusione dell’ergotismo dipesero in gran parte dalla stretta dipendenza alimentare dalla segale di molte popolazioni. Si ritiene che l’ergotismo abbia svolto, in tali situazioni, un ruolo storico e sociale rilevante e sia stato, tra l’altro, una delle principali cause, negli anni 1670-1745 e 1779-1810, di depressione demografica in Francia, Paese in cui, più che altrove, la segale costituì per molte popolazioni la base alimentare prevalente, almeno fino all’introduzione della coltivazione della patata.
La storica Mary Kilbourne Matossian, della Maryland University, che ha studiato il ruolo dell’ergotismo in particolare e delle micotossine in generale nella storia dell’umanità, in un saggio pubblicato nel 1989, ipotizza che la mortalità, enormemente elevata, dovuta alla cosiddetta morte nera, causata dalla peste bubbonica, che colpì l’umanità durante il periodo 1348-1350, fosse almeno in parte dovuta anche all’effetto immunodepressivo delle micotossine presenti in granaglie contaminate. Queste stesse micotossine potrebbero avere, infatti, determinato, oltre che gravi danni direttamente sulla popolazione, anche la morte di ratti che si alimentavano di granaglie contaminate. Di conseguenza, un accresciuto numero di pulci alla ricerca di fonti di sangue alternativo a quello dei topi, si rivolse a uomini e animali nella ricerca di sangue, causandone la morte.
to be continued…
Tratto da Spore (2014) di Maria Lodovica Gullino. Daniela Piazza Editore